Debito Pubblico Italiano

giovedì 24 novembre 2011

Eurobond o Eurofarsa?

L'ondata speculativa sui titoli europei ha colpito Italia, Spagna, Grecia, Irlanda, Portogallo, ma negli ultimi giorni anche Austria, Olanda, Svezia, Finlandia, Belgio e, udite udite, Francia e Germania. La crisi è arrivate alle porte del direttorio e bussa in maniera minacciosa alle porte dei padroni d'Europa. Infatti, nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un cambiamento di trend per gli spread occidentali: l'Italia, con l'arrivo di Monti e con gli acquisti decisi e sostanziosi di titoli da parte della BCE, riprende fiato, con un effetto altalena che va dai 450 pb ai 550 pb (livelli altissimi, ma tenuti sotto controllo dalla BCE); la Spagna ha superato l'Italia, con un rendimento ed uno spread altissimo (che si voglia instaurare un governo di tecnici-banchieri anche in Spagna come in Italia-Grecia?), ed è il nuovo obbiettivo del vortice speculativo; la Grecia, ormai fallita, vede i suoi titoli svalutarsi ad ogni ora. Ma negli ultimi giorni anche titoli considerati sicuri, come quelli di Svezia, Olanda, Francia, Austria, Finlandia, Belgio, hanno raggiunto livelli di spread non trascurabili, dimostrando lo spostamento della crisi su tutto il sistema euro, e attuando il contagio di cui tutti avevano paura. E la Francia trema...



E' notizia di ieri che l'agenzia di rating Moody's ha messo sotto osservazione l'economia francese e minaccia il downgrade dal livello AAA. Appena la notizia si diffonde lo spread francese impenna, raggiungendo ulteriori livelli record dopo i livelli della scorsa settimana. Della "crisi" francese però ne risentono tutti i Paesi dell'eurozona, con gli spread di Spagna, Portogallo, Italia, Irlanda, Olanda, Svezia, Finlandia, Austria, Belgio che impennano. Nemmeno la Germania, però, è più al sicuro: l'asta dei bund decennali di ieri si è conclusa con un clamoroso flop, con il 35% rimasto invenduto e il conseguente aumento dei rendimenti sui titoli tedeschi. La crisi, dopo aver gelato la Francia, arriva alle porte di Berlino.



Barroso, presidente della commissione europea, prende la palla al balzo: "Per la salvezza dell'Euro, dell'Europa e della BCE, è necessario creare degli Eurobond sostitutivi ai vari bond nazionali, garantiti dalla BCE. Questo, però, deve avvenire parallelamente ad un severo controllo dei bilanci statali". Dichiarazione forte, e con un deciso significato politico. Per parlare di Eurobond, c'è bisogno di un Ministro delle Finanze europeo, un Ministero del Tesoro europeo. La creazione di queste due entità, però, necessità di due mosse politiche molto azzardate: la prima è la creazione di una Federazione di Stati Europei, una sorta di U.S.E. (United States of Europe), e quindi un sistema filoamericano, con gli Stati che hanno poteri eguali alle regioni, per paragonarlo al sistema italiano. Questa proposta, ovviamente, affronta dei seri ostacoli: esistono europei? gli italiani, i francesi, i tedeschi, gli spagnoli etc. si sentono tutti allo stesso modo appartenenti ad un unica entità nazionale per abbandonare i propri Stati ed appoggiare l'entrata negli U.S.E.? I precedenti non sono favorevoli, visto che la costituzione europea è stata bocciata a suon di referendum in molti Paesi dell'UE. La seconda mossa azzardata riguarda la formazione di Eurobond. Abbiamo detto che per emettere Eurobond, c'è bisogno di un Ministero del Tesoro e uno delle Finanze Europeo. Per la formazione di queste entità, però, gli stati membri devono necessariamente abdicare al loro potere fiscale, per concedere questo potere all'eventuale Ministero delle Finanze. Inoltre, c'è bisogno di un armonizzazione del sistema tributario e fiscale, e i vari Stati dovrebbero accontentarsi solo di fondi provenienti da Bruxelles. Ma come si può armonizzare un sistema fiscale con economie così variegate? E poi, siamo sicuri che tutti gli Stati siano disposti a cedere questi poteri? La risposta, per ora, è scontata. Merkel ha detto no ad ogni tipo di bond europeo, bond che minaccerebbe la crescita economica tedesca, anche se questa è destinata ad arenarsi se la crisi non viene arrestata. Al fianco della Merkel sembra esserci il simpatico Mario Draghi, governatore della BCE, che non ha mai amato l'idea di un super-Stato europeo. Dalla parte dei favorevoli ci sono tutti gli Stati in difficoltà e la Francia, che vedono come unica soluzione alla crisi l'emissione di titoli di debito comuni. E' triste, però, come non si pensi nemmeno che il problema sia la finanza e il sistema di titoli di credito e debito.



Ma c'è un altro aspetto che caratterizza la dichiarazione di Barroso. La premessa che i titoli comuni sono fattibili solo con un registro contabile in ordine, dimostra come ci sia la volontà di modificare il sistema unitario originario dell'Euro: un controllo dei bilanci degli Stati europei farebbe si che Stati con economie deboli e con alti debiti siano fatti fuori dal sistema. Con questo sistema, Italia, Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo, gli Stati dell'Est Europa, Cipro e altri Stati, con un economia non esaltante e un alto debito pubblico, sarebbero automaticamente fatte fuori e lasciate al loro destino. Ma lasciare questi stati da soli, può avere un doppio effetto: o gli Stati, riacquistato il potere di stampare moneta, si riprendono; o gli Stati non riescono a far partire l'economia, dichiarando default con meno problemi, ma questo caso non è ottimale sia per la BCE che per la Francia, detentori della maggior parte dei titoli di questi Paesi.



Ad ogni modo, il problema della crisi dei debiti sovrani, non può essere affrontata con l'emissione di titoli se non c'è una ripresa della crescita. E pure se questa ci fosse, con una continua automatizzazione del lavoro, con la creazione di "Super Capitalisti" detentori sia di forza lavoro che di macchine, fin quando il sistema potrà crescere? Fin quando si potrà andare avanti con un economia virtuale che crea soldi dal nulla senza passare dalla produzione e dalla redistribuzione di reddito?

1 commento:

  1. Esiste anche il "giustificato" come allineamento di testo.

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