Debito Pubblico Italiano

lunedì 17 ottobre 2011

Indignados: Il movimento più inutile della storia.

Mi scuso in anticipo per la lunghezza di questo pezzo. Per illustrare il mio pensiero è necessario un lungo excursus che parla della mia teoria sulla crisi. Se non lo illustrassi, il mio pensiero sugli scontri di Roma non sarebbe chiaro.



Crisi Economica. La crisi economica può essere paragonata a Dio, in un certo senso. E' causa e conseguenza degli scontri sociali, delle proteste e della stessa crisi economica.
La crisi, innanzitutto è una crisi generale e stagionata. La crisi è nata negli anni '70 quando, a causa di una crisi di produzione, l'economia globale si è spostata dall'economia reale all'economia virtuale, dalla produzione alla finanza. Con la produzione si redistribuisce reddito, si distribuisce lavoro e quindi c'è uno sviluppo dell'intera società. Dallo sviluppo dell'intera società, lo Stato esce vincitore perchè con l'aumento del reddito e il sistema di tasse proporzionale sul reddito, lo Stato incassa più denaro che viene speso per il Welfare o per qualsiasi altra spesa dello Stato. Sotto un regime di economia basata sulla produzione, la ricchezza è reale e viene redistribuita per la necessità di forza lavoro.
Dagli anni '70 in poi, questo regime di economia basato sulla produzione non ha più prodotto profitto per gli imprenditori, che hanno preferito spostarsi sull'economia globale. Tra le motivazioni dello spostamento da economia reale ad economia virtuale, le più importanti sono: aumento costo del lavoro, globalizzazione, saturazione mercato.
L'aumento del costo del lavoro genera, ovviamente, un aumento del costo delle merci. L'aumento del costo del lavoro è figlio di una sempre più forte richiesta e concessione dei diritti ai lavoratori e ad una sempre più grande massa di lavoratori qualificati che, si danno merci di qualità superiore ma sono anche più costosi. Quest'aumento dei diritto dei lavoratori e del costo del lavoro, ha dato vita alla globalizzazione. La globalizzazione permette alle industrie mondiali multinazionali di poter produrre altrove rispetto alla casa madre, in posti dove i diritti dei lavoratori e il costo del lavoro sono inferiori, per poter vendere in madrepatria a prezzi minori e, nel frattempo, tramite la distribuzione del reddito nel paese produttore, creare un nuovo mercato dove alla lunga sarebbero stati acquistati quei prodotti. Emblematico è il caso di Cina, India e Brasile in primis, che ad oggi grazie alla globalizzazione vivono un periodo di boom economico inimmaginabile a quei tempi. Ma anche questo fenomeno era un fallimento, almeno per le economie già sviluppate, come gli USA e gli Stati dell'UE. Infatti, anche se si produceva a costo minore altrove, in questi Paesi si producevano in ogni caso due conseguenze di tale sviluppo: la saturazione dei mercati e la distruzione dei mercati. Infatti, con il capitalismo che si prefigge un continuo e costante sviluppo, negli anni '70-'80 si è arrivati alla saturazione del mercato e quindi alla produzione del superfluo. Questo surplus di merci, però, non poteva essere assorbito nemmeno per "sfizio" dai mercati occidentali poichè questi, con la delocalizzazione della produzione e la non-redistribuzione del reddito e della ricchezza, sono stati distrutti.
Gli imprenditori e le banche, quindi, si sono ritrovati da un lato un mercato distrutto dalla globalizzazione (il mercato occidentale), dall'altro lato un mercato in ascesa e che nel giro di pochi anni, con la redistribuzione della ricchezza tramite salari, sarebbe stato un mercato gigantesco. Ma nel frattempo, gli stessi imprenditori e le banche non avevano un mercato dove poter fare profitto. Fecero quindi riferimento del mercato virtuale.
La finanza fa riferimento a soldi virtuali, non realmente esistenti. Il sistema si basa sui titoli di credito e di debito e sulla non-redistribuzione del reddito: nella finanza, ci si arricchisce in pochi con somme altissime senza avere costi. Infatti, i titoli sono solo pezzi di carta e non creano costi di mantenimento nè abbisognano di forza lavoro da stipendiare. In pratica, con la finanza si affamano gli operai per arricchire quei pochi imprenditori che possono giocare in borsa (non è un caso che negli USA, la più grande economia del mondo, il 50% della ricchezza è detenuto dall'1% della popolazione...)
Facciamo un esempio con gli USA (non con l'Italia poichè ha un grande problema con l'evasione, problema invece trascurabile negli USA): immaginiamo che negli USA ci sia un'occupazione altissima che genera quindi reddito e mercato. Da questi redditi lo Stato ha un introito sicuro e molto alto. Con la delocalizzazione della produzione e la fine della redistribuzione di ricchezza tramite reddito, lo Stato ha avuto incassi minori, visto che il sistema fiscale si basa su una percentuale dei singoli redditi. Ora, con il crollo dell'occupazione e dei redditi e con il conseguente crollo degli introiti dello Stato, lo Stato ha dovuto indebitarsi con le Banche per mantenere le proprie spese e rilasciare titoli di credito, dal valore irreale, concedendo un tasso d'interesse alle banche. Ma visto che una ripresa del PIL senza un aumento dell'inflazione, in condizioni di non-redistribuzione del reddito, è impensabile, lo Stato ha cominciato ad indebitarsi profondamente. Inoltre, con le crisi di alcune banche e l'impegno di governo a salvarle, si è trasformato il debito privato di un impresa/banca in debito pubblico degli americani. Questo debito pubblico, ovviamente, per essere ripagato cade sulla popolazione che forma lo Stato tramite aumento delle tasse, che a sua volta, però, genera un restringimento del potere d'acquisto salariale e una restrizione del consumo. E' un circolo vizioso che non può essere fermato senza traumi e conseguenze devastanti.



La crisi attuale che è tutta finanziaria si è sviluppata nel 2008 in America. Con il fallimento di varie imprese in tutta la sfera occidentale, e con il salvataggio di queste imprese da parte dello Stato, abbiamo assistito ad un trasferimento di debito dal pubblico al privato. Esempio recente è la nazionalizzazione della Dexìa da parte di Francia e Belgio: con questa mossa, i debiti della Dexìa si sono trasformati in debiti dei francesi e dei belgi. Dalla crisi, dalla riduzione dei consumi e dalla riduzione dei salari, prima nazione ad uscirne sconfitta fu l'Argentina che dichiarò default e gettò nella crisi generale le banche che non potevano più riavere i soldi prestati. Altra nazione è stata l'Islanda che nel 2009 ha dichiarato default a furor di popolo e con un referendum popolare ha deciso di non pagare i propri debiti con Olanda ed Inghilterra. L'Islanda però è andata oltre: ha dichiarato illegale e nazionalizzato le banche, ha arrestato i banchieri ed ha deciso di chiudere le porte al capitalismo ed all'economia mondiale. Scelta audace ma stupida, in un sistema di economie interconnesse e in uno Stato dove le più vitali risorse non sono disponibili, quest'esperimento porterà solo miseria, alla lunga. La piccola economia islandese e il collasso Argentino non sono niente però di fronte alla crisi della Grecia. La Grecia, ad oggi, è il Paese più colpito dalla crisi. La sua economia era già debole ma con la crisi della finanza, la corruzione dilagante e la crescita assente, rappresenta ad oggi la mina vagante di tutta l'economia occidentale. Infatti, la Grecia è stata aiutata dalla BCE con svariati migliaia di miliardi di Euro a patto che fossero varate misure di Austerity e tagli selvaggi. Ma i tagli selvaggi e l'aumento delle tasse, come abbiamo già detto prima, senza misure per lo sviluppo non potranno mai ripagare un debito enorme. L'aiuto della BCE consiste nell'acquisto di titoli Greci, quindi, nel momento in cui il governo greco annunciasse il default e che non può più ripagare i propri debiti, la BCE vedrebbe trasformati i migliaia di miliardi di Euro di titoli greci in carta straccia. Una perdita di queste dimensione della BCE genererebbe una crisi totale e devastante, poichè la BCE non è altro che una compartecipata di tutte le banche centrali della comunità europea. Ergo una perdita della BCE si trasformerebbe in una perdita di tutte le nazioni, e per nazioni già sull'orlo del baratro come Portogallo, Irlanda, Belgio, Spagna e Italia sarebbe la fine. Ma dal possibile default di economie grandi come quelle di Spagna e Italia, genererebbero, in primis, la fine dell'Euro, ma soprattutto la fine del capitalismo. Con la situazione di interconnessione delle economie assisteremo ad un effetto domino che partirà, verosimilmente dalla Grecia, passerà per Portogallo, Irlanda, Belgio, Spagna e Italia, arriverà a tutta Europa per poi passare agli USA che contageranno la Cina, visto che detiene molto debito pubblico americano. Insomma, anche un'economia in pieno sviluppo come la Cina, subirebbe un trauma che è molto più pesante della crisi del '29.
Ma come funziona il default? Quando una nazione da default, dichiara l'impossibilità di pagare i propri debiti. La prima cosa che farà la Grecia dopo il default sarà l'uscita dall'Euro, sostituita da una moneta di almeno il 50% in meno di valore per cercare di attirare capitali esteri in Grecia per investire. Ma tale provvedimento sarebbe completamente inutile per l'instabilità del Paese. Dopo il default l'inflazione impenna falcidiando i redditi e generando un aumento dei prezzi inimmaginabile facendo si che anche il ceto medio si ritrovi a fare il conto con la fame. Ebbene si, nel 2011 potremmo tornare a parlare di fame in occidente perchè con un aumento sconsiderato dei prezzi, assenza di lavoro o salario immobile, la vita sarà difficile e non sarà impossibile assistere a "lotte per l'ultimo pezzo di pane" che siamo abituati a vedere in tv in zone disastrate da carestie o fenomeni naturali.



Ma come si arriva al default? Oltre a tutte le vicende macroeconomiche globali, un fenomeno che accelera la crisi è il "bank run". In pratica, tutti i risparmiatori che hanno dei depositi bancari si recheranno agli sportelli per ritirare il proprio denaro prima che sia troppo tardi. Infatti, ad un certo punto, le banche chiuderanno gli sportelli e sarà impossibile ritirare il proprio denaro che sarà usato per ripagare i debiti. A tale fenomeno abbiamo assistito qualche settimana fa proprio nel caso della Dexìa, che in poche settimane aveva visto ridurre del 70% il valore delle sue azioni e una perdita in borsa in soli 2 giorni del 30%. Il bank run, generando una moria di liquidità, accelererà l'inevitabile capitolazione del Paese.
Insomma, a causa dell'interconnessione delle economie, la crisi globale è dietro l'angolo.
Ma cosa succederà dopo? Non sono un indovino, ma io vedo 3 possibili scenari: Accordo, Guerra, Nuovo Sistema. L'Accordo prevede che tutte le più grandi potenze mondiali si siedano ad un tavolo e decidano di azzerare i propri debiti e ripartire da zero. Tale scenario ha un limite rappresentato dalle economie nascenti, in primis Cina, Brasile e India. Siamo sicuri che queste tre nazioni accettino? In fondo, se si salvano, possono diventare le nuove potenze mondiali...
La Guerra prevede un duro scontro, susseguente al fallimento dell'accordo, in cui si distrugge e si ristabilisce un equilibrio mondiale. Dalla distruzione si passerà alla costruzione, generando quindi lavoro e si potrebbe far ripartire il sistema. Il limite di questo scenario è che attualmente le economie non hanno abbastanza denaro per poter pensare di prendere parte ad un conflitto mondiale.
Il Nuovo Sistema prevede l'instaurazione di un nuovo sistema alternativo al Capitalismo con cui ricominciare. Un sistema alternativo può essere il Comunismo, ma dopo il fallimento nellURSS è improbabile si passi a quello, anche se i comunisti che hanno studiato Marx sanno bene che il comunismo, nel caso che sia applicato in modo globale, ha la possibilità di funzionare. Altro limite è che un altro eventuale sistema non è stato ancora concepito...

Insomma, gli scenari e i presagi non sono dei migliori.



Passiamo ora agli indignados, ma prima devo far riflettere sulla parola "Manifestazione". Una manifestazione è un momento in cui un gruppo di individui si riunisce per protestare contro un potere superiore (padronato, Stato etc.) creando disagi affinchè tale potere superiore ascolti le istanze dei manifestanti. All'inizio le manifestazioni erano fatte da lavoratori delle singole fabbriche che per ottenere diritti incrociavano le braccia e recavano danno all'azienda che non produceva. I lavoratori non lavoravano finchè non si raggiungesse un accordo, accordo che voleva essere preso da entrambe le parti per tornare ad incassare il salario, per i lavoratori, e tornare a produrre, per il padronato. Ebbene, con la concessione dei diritti da parte del padronato, spinto dallo Stato, i lavoratori non si sono accorti della distruzione del mezzo dello sciopero. La situazione odierna presenta una situazione ridicola. Le manifestazioni, infatti sono state regolamentate per prevenire disagi, ma de facto sono state svuotate del loro significato. Pensateci, che disagio creano gli autisti dei mezzi pubblici se garantiscono le fasce di massimo spostamento e avvisano lo sciopero mesi prima? Che disagio crea un corteo di studenti lungo il corso Umberto a Napoli se questo è stato annunciato mesi prima e non blocca la città? Come si può pensare di ottenere qualcosa se non si crea obbiettivamente disagio? Addirittura, per radio, ho ascoltato un giornalista che elogiava gli indignados americani perchè avevano accettato di scioperare solo in Zuccotti Park senza avvicinarsi al ponte Brooklyn ed a Wall Street. Per questo, gli indignados di tutto il mondo sono, a parer mio, miopi e stupidi. Non ha nessun senso sfilare per strada a ballare truccati da pagliacci, con una maschera di drago sulla faccia o suonando tamburi. Significa solo fare il loro gioco, e cioè continuare a subire in silenzio le ingiustizie. Lo sciopero, la manifestazione deve essere illegale e creare disagi e, in alcuni casi, violenta. Le istanze del ceto medio e basso, le istanze dei giovani che non vedono un futuro come l'hanno visto i propri genitori e la generazione precedente, non verranno ascoltate da questi governi che rappresentano sempre la borghesia benestante. Inutile fare distinzioni tra destra e sinistra, entrambe sono rappresentanti di una stessa classe sociale, la borghesia, e noi giovani, operai, studenti siamo solo pedine che loro muovono per strumentalizzare anche il più piccolo passo per strada.



Per il caso italiano, da buona tradizione, la protesta è stata strumentalizzata sia da destra che da sinistra, che dalle violenze leggono, se sono abbastanza intelligenti, una minaccia al sistema in cui loro sono i detentori del potere. PDL, PD, UDC, IDV, tutti vittime del perbenismo usato per diffondere paura tra la gente e mantenere lo status quo del sistema di interessi. Anche i "comunisti" di SEL si sono dissociati. Ma come, i comunisti, che per definizione vogliono, o almeno, dovrebbero volere un cambio del sistema si oppongono ad un sintomo di rivolta sociale che potrebbe essere una sua pre-manifestazione? Siamo al paradosso...



Si, io credo che quei "black bloc", gli "incappucciati" che sono stati satanizzati dai media, sono solo un misto di anarchici, infiltrati, esasperati ed idioti. Gli idioti sono quelli che volevano semplicemente distruggere qualcosa; gli esasperati sono quelli che non vedono una vita davanti al loro cammino e ricorrono alla violenza, senza consapevolezza però; da buona tradizione italica c'erano degli infiltrati che hanno aiutato ed agevolato gli scontri e la distruzione in modo da poter demonizzare ogni istanza di cambiamento espressa dalle giovani generazioni; gli anarchici, forse il gruppo che è arrivato a Roma consapevole di ciò che succede nel mondo, consapevoli che il mondo non può andare avanti con questo sistema e che le "Manifestazioni Civili" non servono a nulla, ma mettere a ferro e fuoco la città ogni 5 mesi non serve a nulla. Servirebbero piuttosto attacchi mirati, come alle sedi centrali delle banche, oppure occupazione di sedi antistanti a borse e banche per impedire di svolgere il proprio lavoro, per impedire di ammazzarci il futuro. Ma il perbenismo, vero cancro d'Italia, distrugge un puro movimento di insorgenza e di cambiamento. I perbenisti dicono "la violenza non serve", "la violenza non deve essere usata". A questi perbenisti dico: ma in 30 anni di proteste pacifiche, avete mai ottenuto qualcosa? Nell'autunno scorso, gli studenti hanno dato vita ad un movimento pacifico contro la riforma Gelmini. Sbaglio o quella riforma è ancora in vigore? La protesta pacifica è servito a qualcosa? L'unica cosa che ne è scaturita dal perbenismo dominante è stato la dissoluzione del movimento, con i ragazzi che non credevano più potessero ottenere qualcosa. I veri violenti sono i politici perbenisti che hanno distrutto il futuro di milioni di ragazzi con i loro privilegi e la loro malapolitica e che "girano la frittata" a proprio vantaggio leggendo le violenze come opera di teppisti e non di rivolta sociale.



Fin quando gli Indignados o, per esempio, il Popolo Viola non rinuncerà alla cura del sistema riposizionando il proprio obbiettivo sulla distruzione del sistema stesso, questi movimenti saranno inutili, miopi, stupidi. Non ho mai letto di proteste non violente che hanno funzionato... e non mi parlate di Gandhi perchè il popolo indiano ha scacciato gli inglesi boicottando i prodotti inglesi, trasformando il mercato indiano da buono ad inutile per gli inglesi, pensare che gli inglesi sono andati via perchè gli indiani si facevano menare in silenzio è essere miopi, stupidi, illogici. Il sistema sta cadendo e non sarà l'esautorazione dei privilegi dei politici a salvare il sistema, anche se lo terrebbe in vita un pò più di tempo soprattutto in Italia, ma sarà la rivolta contro il sistema per un evoluzione sociale dell'umanità

3 commenti:

  1. Bellissimo articolo! Molto ben scrtitto ed esplicativo. FInalmente qualcuno che non si fa deviare da TV e giornali, davvero complimenti. Solo una cosa: Lessi un articolo di repubblica qualche tempo fa sull'Islanda, pensi che ,a lungo andare, quel tipo di gestione possa rivelarsi fallimentare??

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  2. Ciao, grazie mille per i complimenti. Le notizie che trovo sul web dicono che l'Islanda non ha avviato rapporti commerciali con nessuna nazione. Non potendo attuare un regime autarchico, difficilmente potrebbe mantenere un regime economico sano, non ha i requisiti: non produce abbastanza cibo, non produce abbastanza nessun bene necessario bene mostrante la propria ricchezza. Visto che ha chiuso le porte all'economia mondiale, le merci prodotte in Islanda saranno svalutate e penalizzate dal mercato globale come "punizione" per l'insolvenza dei debiti. Sarebbe stato bello se fosse durato, ma non riesco a pensare ad un modo per far durare questo sistema.

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