Debito Pubblico Italiano

venerdì 28 ottobre 2011

Letterina a Babbo UE

"Caro Babbo Germania e Babbo Francia..."



Potrebbe tranquillamente iniziare così la lettera dell'ennesima figuraccia dell'Italia in Europa. Dopo un richiamo umiliante da parte dei grandi d'Europa e una richiesta di riforme strutturali immediate, l'Italia si presenta a Bruxelles con una lettera d'intenti e nemmeno uno straccio di bozza di riforma. Lettera che sarà un vero incubo per i lavoratori, visto che al suo interno si conferma la linea secondo cui gli unici che devono pagare la crisi siano i giovani e gli operai. Ma analizziamo la lettera: i temi centrali sono 4: Art. 18 Statuto dei Lavoratori, Pensioni, Dismissione Patrimonio Pubblico, Riforma Costituzionale.

Primo tema fondamentale è l'Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, il cosiddetto licenziamento per giusta causa. L'art 18 afferma che il licenziamento è valido se avviene per giusta causa o per giusto motivo. In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità  dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. In alternativa, il dipendente può accettare un'indennità pari a 15 mensilità dell'ultimo stipendio, o un'indennità crescente con l'anzianità di servizio. Nella lettera inviata all'UE si dichiara la volontà di cancellare questo diritto dei lavoratori.  Secondo le dichiarazioni della maggioranza, questo provvedimento genererà una maggior mobilità del mercato del lavoro.Vero, una maggior libertà di licenziare genererà una maggior circolazione del lavoro. Il governo, però, sembra non voler mettersi nei panni degli operai, quindi procedo con il fare alcune domande a questo inutile governo: Come può un operaio metalmeccanico 50enne, una volta licenziato, ritrovare lavoro in tempo di crisi? Il governo ha accennato al sostentamento degli operai licenziati con la cassa integrazione, ma pagando la cassa integrazione i vantaggi per lo Stato, economicamente, non ce ne sono. Come può aiutare la crescita un provvedimento che da la possibilità agli imprenditori di licenziare gli operai quando vogliono e come vogliono? E' assurdo pensare che dal licenziamento facile si possa passare alla crescita del PIL, anzi, se si facilita il licenziamento, e quindi si manda gente per strada, che quindi non potrà pagare le tasse, il gettito diminuirà ed il debito aumenterà.

Secondo tema, forse il più complicato: le Pensioni. Già, perchè su direttiva europea, l'Italia ha dichiarato l'intento di aumentare gradualmente l'età pensionabile fino a 67 anni. Ma quando si parla di pensioni nella lettera, non si fa una distinzione tra lavori usuranti e non. Attualmente c'è una differenza tra la quantità di contributi per ottenere la pensione tra i lavori usuranti (operaio edile, metalmeccanico etc), e lavori non usuranti (professore, impiegato etc). Nella lettera tale differenza non è sottolineata, il che è alquanto preoccupante: come può un operaio edile o metalmeccanico lavorare fino a 67 anni? E' fisicamente impossibile.
Altro punto del tema pensioni è l'equiparazione dell'età pensionabile tra Uomo e Donna, poichè, a detta del governo, le donne vivono di più e quindi devono lavorare di più. Devo ricordare al governo che la maggior parte di queste donne, in realtà, hanno due lavori? Caro Governo, una donna, semmai sia così fortunata da trovare lavoro, quando torna a casa ha il lavoro da casalinga, altrettanto stancante, quindi questa manovra è ridicola e sessista. Siamo alla frutta.
Ennesimo punto pericoloso. Negli intenti del governo c'è la volontà di eliminare le pensioni di anzianità di contributi: in pratica, se prima si andava in pensione a 55 anni perchè si era lavorato e versato i contributi per 40 anni (presupponendo, per esempio, di aver iniziato a 15 anni), negli intenti del governo c'è la voglia di cancellare l'età contributiva e di prendere in considerazione solo quella anagrafica. In pratica, si otterrà la pensione solo se si avrà almeno 45 anni di contributi ed almeno 67 anni, sennò crepi sul posto di lavoro. Tutto questo, ovviamente, mentre non si toccano i vitalizi e gli stipendi dei parlamentari.



La reazione dei sindacalisti arriva da chi meno te lo aspetti: la Cisl di Bonanni. Ebbene si, a quanto pare il buon Bonanni sembra voler fare il sindacalista, finalmente, dichiarando guerra aperta al governo per quanto riguarda questi provvedimenti. Ma dopo aver fatto sognare i lavoratori, subito affossa quanto di buono fatto per circa 30 secondi. Infatti, Bonanni si dichiara favorevole ad uno sciopero generale ma non vuole assolutamente affiancarsi alla CGIL di Camusso e di Landini. Ed il castello di carte cade.

Terzo Punto è la dismissione del Patrimonio Pubblico. Il governo ha enunciato la volontà di mettere all'asta molto del patrimonio pubblico immobile, prevedendo un entrata di 5 Miliardi di euro per 3 anni. Come al solito, il governo si dichiara ingenuo, oppure lo fa per cercare di prendere per i fondelli l'UE. La dismissione del Patrimonio Pubblico avviene tramite asta. La prima gara, come di consueto, andrà deserta e il governo dovrà abbassare il prezzo. Con un governo alla canna del gas, è facile pensare che gli imprenditori disertino più di una seduta d'asta per acquistare ciò che gli interessa ad un prezzo molto minore. Ergo, le previsioni di entrate sono alquanto fuori luogo e non veritiere.

Ultimo punto è la riforma costituzionale che prevede riduzione del numero dei parlamentari, abolizione delle provincie e federalismo. Nulla da dire su questi provvedimenti, più che mai necessari ad oggi. Ma dov'è il problema? Il problema sta nei tempi: queste riforme sono state promesse entro Maggio 2012, ovvero entro 5 mesi. Ma le riforme costituzionali prevedono dei tempi lunghi per la scrittura e per l'approvazione. Infatti, le riforme costituzionali devono fare due giri di parlamento: devono essere approvate, in ordine, da camera e da senato, poi dopo 3 mesi di nuovo da camera e senato. Per essere approvata, la riforma deve essere approvata dai 2/3 dell'emiciclo, in caso contrario si farà un referendum, non prima di 2-3 mesi. Se per la prima volta il governo sarà celere, la riforma dovrebbe essere presentata a metà Novembre. Se tutto va bene, verrà approvato verso Marzo. E se la maggioranza dei 2/3 non c'è? Si dovrà andare a referendum, e quindi si arriverà almeno a Maggio-Giugno. In ogni caso, saremo in ritardo, sempre se il popolo italiano approverà la riforma.



Ma, ancora una volta grave, non c'è una riforma che tocca lo sviluppo, anzi si passa alla legalizzazione dell'evasione tramite condoni e alla più totale precarizzazione del lavoro, non si accenna ad una lotta all'evasione nè alla stabilizzazione del lavoro. Se queste sono le nostre ricette contro la crisi, il ristorante, come già sapevamo, è uno dei peggiori. Sicuramente non ne usciremo così dalla crisi. Speriamo almeno che, al momento in cui si toccano i diritti dei lavoratori questi si ribellino per dare una bella lezione alla casta che colpisce sempre e solo le fasce deboli della popolazione.

mercoledì 26 ottobre 2011

La crisi e le particolarità italiane.

La crisi sta distruggendo il sistema, ormai, per chi legge il mio blog, dovrebbe essere chiaro. Ma perchè in Italia sembra essere molto più pesante rispetto alla crisi in Francia o Germania? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un salto a più di 40 anni fa, tornando agli anni '70, all'epoca del dominio dei super partiti PSI e DC.



Ebbene si, quando Berlusconi dice che la crisi è un eredità della sinistra degli anni '80 non dice una balla, anzi dice un fatto verissimo, inascoltato dai più per convenienze politiche.
Tutto nasce con la presa del potere di Bettino Craxi: Craxi, durante i suoi mandati, ha attuato una politica economica aberrante. Di fronte ad una crisi di produzione iniziata agli inizi degli anni '70, Craxi risponde in modo anomalo e sconsiderato. Pur di mantenere e mostrare una "belle epoque" tutta italiana, i governi invece di finanziare il debito pubblico tramite una vendita di titoli di credito, taglio dei privilegi, patrimoniale etc, il governo risponde alla crisi di produzione stampando moneta. Chiunque ha studiato economia sa che stampando moneta, si sviluppa un immensa inflazione e, paradossalmente, si impoverisce la comunità. L'aumento dell'inflazione e l'aumento dell'offerta di moneta nel mercato ha fatto si che il Paese potesse continuare a spendere a più non posso, il tutto senza la minima ombra di protesta della popolazione poichè, visto l'aumento dell'offerta di moneta, vedeva una retribuzione del lavoro molto alto rispetto al passato. Ma quel denaro valeva di meno, vista l'inflazione a due cifre e l'aumento sconsiderato dei prezzi: purtroppo, per la classe operaia, non era possibile analizzare questa dinamica e questa ringraziava addirittura il governo. Testimonianza sono le parole di mio nonno: "Quando c'era la DC e il PSI si viveva meglio perchè ci pagavano di più e con i rendimenti sui BOT i miei compaesani si sono arricchiti e tutto grazie ad un controllo assente sull'evasione". Nonno ha nominato i rendimenti sui BOT, nonostante non abbia studiato. Dati alla mano, si nota che negli anni '70-'80 l'Italia non finanziava il proprio debito pubblico in modo classico (con i btp decennali) ma lo finanziava aumentando la quantità di moneta in circolazione. Ma non solo: il governo attuò una politica di finanziamento del debito tramite i buoni fruttiferi postali: per un periodo di tempo i rendimenti di questi buoni fruttiferi (che sono titoli di credito a lunga scadenza, spesso trentennali) raggiungevano un rendimento del 15%, e se si tenevano i soldi alla Posta più del necessario, maturavano addirittura gli interessi sugli interessi. Questa politica ha fatto si che si allargasse la differenza tra la ricchezza degli italiani e la ricchezza del Paese, e attualmente la ricchezza degli italiani è 5 volte quella dell'Italia. Possiamo quindi affermare che molti dei soldi che mancano nella voragine del debito pubblico italiano sono ora nelle tasche degli italiani, sotto forma di palazzi e beni immobili, soprattutto.
Altra parte importante dell'affermazione prima riportata è l'assenza totale dei controlli. Stiamo parlando di quel periodo in cui i contrabbandieri giravano liberi, dove il lavoro nero soprattutto al sud era la regola e dove le norme erano solo lettera morta. E questo, ovviamente, ha alimentato il debito pubblico sovrano. Il tutto ovviamente mentre la crescita stava rallentando e senza manovre e provvedimenti per farla ripartire. Dalla nascita della seconda repubblica, la musica è cambiata: i tecnici del settore hanno denunciato la politica craxiana e si è preferito finanziare il debito pubblico in modo classico, il tutto (come al solito) senza aiutare la crescita nè tagliare le spese della politica. Tutto questo ha fatto si che il debito pubblico italiano aumentasse in maniera sconsiderata, ma dare la colpa al primo Berlusconi e all'ultimo Craxi è da stupidi, poichè quel debito c'era ma era nascosto dalle macchinazioni precendenti.
Il sistema italiano è fallito al momento dell'adozione dell'Euro. Infatti, adottando l'Euro, la Banca d'Italia non aveva più il potere di stampare moneta, potere delegato alla Banca Centrale Europea, e quindi l'Italia non aveva più quell'indipendenza economica per poter far fronte in modo "sporco" alla morìa di fondi. Questo ha fatto aumentare ulteriormente il debito pubblico, raggiungendo il momento critico in questi mesi.



Ma chi detiene il debito pubblico? Il debito pubblico è detenuto soprattutto da famiglie italiane e Banche italiane, entrambi sotto direttiva dei governi. Altro debito è detenuto da banche e governi esteri, in particolar modo Francia, Cina, Inghilterra, Germania, USA. Il fatto che il debito italiano è detenuto da potenze come Francia e Germania, giustifica le parole dell'UE secondo cui "L'Italia non è a rischio ma è il rischio dell'UE". Un eventuale crollo del sistema italiano metterebbe a rischio l'esistenza della moneta unica e dell'Unione Europea stessa ma soprattutto dell'intero sistema globale. E a rendere la situazione ancora peggiore, c'è la grande esposizione delle banche italiane al debito greco, il che mette l'Italia in una posizione pessima, seconda solo alla Grecia.



Insomma, se avessimo avuto governi seri, il problema sarebbe stato molto più lieve oggi e il sistema vigente sarebbe entrato in crisi molto più tardi. Magari, non dovendo pensare all'Italia, l'UE sarebbe riuscita anche a salvare la Grecia, ma attualmente non è possibile: le banche sono troppo esposte e la recessione in Grecia, come in Italia (l'OCSE prevede una crescita del PIL del -2%) non aiutano chi vuole salvarci. Inoltre, anche il governo attuale sta adottando misure ridicole, senza combattere realmente l'evasione e senza imporre una sacrosanta patrimoniale ma anzi deprimendo i consumi con l'aumento dell'IVA, dimostrando l'incapacità degli attuali governanti. Tagliare fondi alla scuola, tagliare posti di lavoro, precarizzare il lavoro, aumentare l'età pensionabile sono misure inutili quanto dannose, in quanto danneggiano i consumi, creano disoccupazione e, quindi, diminuiscono la gittata fiscale. L'incapacità dei governanti hanno accelerato la crisi, soprattutto in Italia, per lo più i dati e i provvedimenti adottati non sono affatto rassicuranti il che mette l'Italia in una situazione non invidiabile dal resto d'Europa.

lunedì 24 ottobre 2011

Prove di crollo: Italia e Spagna bocciate.

Droga: questa è la soluzione della BCE. Si, la droga, la BCE droga i mercati per tenersi a galla, per tenere a galla il sistema, tiene a galla l'UE, tiene a galla Italia e Spagna. Per chi non lo sapesse, venerdì il fallimento del sistema si è affacciato di nuovo sull'UE.
Tutto è partito a metà settimana: come una doccia gelata, arriva la notizia che l'agenzia di rating Moody's ha messo sotto osservazione i conti pubblici francesi. La risposta dei mercati arriva all'istante, con un aumento dello spread tra titoli francesi e titoli tedeschi che arriva a 115 punti base (record per la Francia). Un simile crollo dei titoli francesi, seconda più grande economia dell'Eurozona, non poteva passare inosservata e così è stato. Giovedì lo spread dei titoli Italiani e Spagnoli rispetto ai bund tedeschi, sulla scia di quelli francesi, si è allargato, ed alla chiusura dei mercati lo spread btp/bund era a quota 394 punti base, con il rendimento dei btp decennali arrivati a quota 5.95%. Ma il peggio non era passato: Venerdì mattina, verso le 11, i titoli italiani hanno raggiunto un rendimento del 6.03%. con uno spread intorno ai 411 punti base. Situazione simile, anche se con valori più bassi, si è vissuta in Spagna. Dopo aver superato i 400 punti base, la BCE scende in campo, e decide di acquistare btp italiani e bonos spagnoli, abbassando spread e rendimento. Alla chiusura dei mercati, lo spread btp/bund era sceso fino a 388 punti base.
Ma, in pratica, questo cosa significa? Ricordiamo una cosa: dal 5 Agosto, giorno in cui i titoli italiani hanno sfondato la barriera del 6%, la BCE acquista titoli italiani. Ne ha acquistati regolarmente fino a metà settembre, per poi diminuirne gli acquisti man mano. L'acquisto dei titoli da parte della BCE rappresenta una droga per i mercati, visto che abbassa artificiosamente i rendimenti dei titoli degli stati a rischio. Nella settimana in cui la Francia mostra i primi veri segni di sofferenza alla crisi, Spagna e Italia crollano in modo vistoso, dimostrando la loro inefficienza in campo economico e l'inaffidabilità dei propri titoli. Il fatto che la BCE ogni tanto è obbligata ad acquistare titoli, dimostra come l'economia italiana sia comparabile ad un vegetale: vive solo perchè attaccata alle macchine. Se non fosse per la BCE, probabilmente il bel paese sarebbe diventato un Paese fallito già qualche mese fa...
Tutti gli acquisti della BCE, tra le altre cose, commissariano il Paese. Ricordo che da quando la BCE acquista i titoli italiani, il governo ha varato ben 5 manovre finanziarie volte a tagliare qui e lì la spesa pubblica, tagliare pensioni, fondi. Insomma, la BCE acquista titoli in cambio di riforme e il governo riforma tagliando alla povera gente. Ok, tralasciando il fatto che io non credo che il sistema e quest'economia possa guarire, il fatto che il governo non ci stia nemmeno obbiettivamente provando è decisamente grave. Come si pensa di tagliare il debito pubblico senza una vera manovra per la crescita? Tassando la popolazione, si taglia il potere d'acquisto, si diminuiscono consumi e occupazione e quindi la gittata fiscale dello Stato crolla. Immagino che questo un economista come Tremonti lo sa. Ma allora perchè si diverte a tagliare qui e li? L'unica risposta che mi viene, è un paragone con gli Stuart in Inghilterra e con l'aristocrazia in Francia durante i periodi rivoluzionari, in cui si dimostrarono miopi e testardi di fronte all'imminente fine.
Se con una piccola scossa come l'avviso alla Francia, cosa succederà quando ci sarà il terremoto greco?



Io ribadisco il mio pensiero secondo cui il sistema ha raggiunto il punto di non ritorno, cioè quella situazione in cui non ci sono modi che salvino il sistema senza gravi traumi per le economie e le civiltà di tutto il globo, ma se proprio ci fosse un modo per salvare il sistema il nostro governo non lo segue, il nostro governo si sta dimostrando inadatto al compito, con il loro mondo benestante parallelo alla realtà e con la vista offuscata dai propri interessi di classe, chi paga il prezzo più alto siamo noi, la povera gente. Il condono fiscale ed edilizio non favorisce la crescita, la libertà di licenziare senza motivo un operaio nemmeno. Anzi, paradossalmente diminuisce ancora di più la gittata fiscale, aumentando quindi il debito pubblico. Ma ai nostri politici, ai nostri governanti, alla classe borghese oggi dominante non interessa e si approfitta del nostro stato vegetativo, al nostro stato di dormi-veglia per distruggere gli ultimi residui di Welfare State. Fin quando la popolazione che realmente paga questa crisi non prenderà iniziativa, la situazione non migliorerà. Prepariamoci a tempi duri.

lunedì 17 ottobre 2011

Indignados: Il movimento più inutile della storia.

Mi scuso in anticipo per la lunghezza di questo pezzo. Per illustrare il mio pensiero è necessario un lungo excursus che parla della mia teoria sulla crisi. Se non lo illustrassi, il mio pensiero sugli scontri di Roma non sarebbe chiaro.



Crisi Economica. La crisi economica può essere paragonata a Dio, in un certo senso. E' causa e conseguenza degli scontri sociali, delle proteste e della stessa crisi economica.
La crisi, innanzitutto è una crisi generale e stagionata. La crisi è nata negli anni '70 quando, a causa di una crisi di produzione, l'economia globale si è spostata dall'economia reale all'economia virtuale, dalla produzione alla finanza. Con la produzione si redistribuisce reddito, si distribuisce lavoro e quindi c'è uno sviluppo dell'intera società. Dallo sviluppo dell'intera società, lo Stato esce vincitore perchè con l'aumento del reddito e il sistema di tasse proporzionale sul reddito, lo Stato incassa più denaro che viene speso per il Welfare o per qualsiasi altra spesa dello Stato. Sotto un regime di economia basata sulla produzione, la ricchezza è reale e viene redistribuita per la necessità di forza lavoro.
Dagli anni '70 in poi, questo regime di economia basato sulla produzione non ha più prodotto profitto per gli imprenditori, che hanno preferito spostarsi sull'economia globale. Tra le motivazioni dello spostamento da economia reale ad economia virtuale, le più importanti sono: aumento costo del lavoro, globalizzazione, saturazione mercato.
L'aumento del costo del lavoro genera, ovviamente, un aumento del costo delle merci. L'aumento del costo del lavoro è figlio di una sempre più forte richiesta e concessione dei diritti ai lavoratori e ad una sempre più grande massa di lavoratori qualificati che, si danno merci di qualità superiore ma sono anche più costosi. Quest'aumento dei diritto dei lavoratori e del costo del lavoro, ha dato vita alla globalizzazione. La globalizzazione permette alle industrie mondiali multinazionali di poter produrre altrove rispetto alla casa madre, in posti dove i diritti dei lavoratori e il costo del lavoro sono inferiori, per poter vendere in madrepatria a prezzi minori e, nel frattempo, tramite la distribuzione del reddito nel paese produttore, creare un nuovo mercato dove alla lunga sarebbero stati acquistati quei prodotti. Emblematico è il caso di Cina, India e Brasile in primis, che ad oggi grazie alla globalizzazione vivono un periodo di boom economico inimmaginabile a quei tempi. Ma anche questo fenomeno era un fallimento, almeno per le economie già sviluppate, come gli USA e gli Stati dell'UE. Infatti, anche se si produceva a costo minore altrove, in questi Paesi si producevano in ogni caso due conseguenze di tale sviluppo: la saturazione dei mercati e la distruzione dei mercati. Infatti, con il capitalismo che si prefigge un continuo e costante sviluppo, negli anni '70-'80 si è arrivati alla saturazione del mercato e quindi alla produzione del superfluo. Questo surplus di merci, però, non poteva essere assorbito nemmeno per "sfizio" dai mercati occidentali poichè questi, con la delocalizzazione della produzione e la non-redistribuzione del reddito e della ricchezza, sono stati distrutti.
Gli imprenditori e le banche, quindi, si sono ritrovati da un lato un mercato distrutto dalla globalizzazione (il mercato occidentale), dall'altro lato un mercato in ascesa e che nel giro di pochi anni, con la redistribuzione della ricchezza tramite salari, sarebbe stato un mercato gigantesco. Ma nel frattempo, gli stessi imprenditori e le banche non avevano un mercato dove poter fare profitto. Fecero quindi riferimento del mercato virtuale.
La finanza fa riferimento a soldi virtuali, non realmente esistenti. Il sistema si basa sui titoli di credito e di debito e sulla non-redistribuzione del reddito: nella finanza, ci si arricchisce in pochi con somme altissime senza avere costi. Infatti, i titoli sono solo pezzi di carta e non creano costi di mantenimento nè abbisognano di forza lavoro da stipendiare. In pratica, con la finanza si affamano gli operai per arricchire quei pochi imprenditori che possono giocare in borsa (non è un caso che negli USA, la più grande economia del mondo, il 50% della ricchezza è detenuto dall'1% della popolazione...)
Facciamo un esempio con gli USA (non con l'Italia poichè ha un grande problema con l'evasione, problema invece trascurabile negli USA): immaginiamo che negli USA ci sia un'occupazione altissima che genera quindi reddito e mercato. Da questi redditi lo Stato ha un introito sicuro e molto alto. Con la delocalizzazione della produzione e la fine della redistribuzione di ricchezza tramite reddito, lo Stato ha avuto incassi minori, visto che il sistema fiscale si basa su una percentuale dei singoli redditi. Ora, con il crollo dell'occupazione e dei redditi e con il conseguente crollo degli introiti dello Stato, lo Stato ha dovuto indebitarsi con le Banche per mantenere le proprie spese e rilasciare titoli di credito, dal valore irreale, concedendo un tasso d'interesse alle banche. Ma visto che una ripresa del PIL senza un aumento dell'inflazione, in condizioni di non-redistribuzione del reddito, è impensabile, lo Stato ha cominciato ad indebitarsi profondamente. Inoltre, con le crisi di alcune banche e l'impegno di governo a salvarle, si è trasformato il debito privato di un impresa/banca in debito pubblico degli americani. Questo debito pubblico, ovviamente, per essere ripagato cade sulla popolazione che forma lo Stato tramite aumento delle tasse, che a sua volta, però, genera un restringimento del potere d'acquisto salariale e una restrizione del consumo. E' un circolo vizioso che non può essere fermato senza traumi e conseguenze devastanti.



La crisi attuale che è tutta finanziaria si è sviluppata nel 2008 in America. Con il fallimento di varie imprese in tutta la sfera occidentale, e con il salvataggio di queste imprese da parte dello Stato, abbiamo assistito ad un trasferimento di debito dal pubblico al privato. Esempio recente è la nazionalizzazione della Dexìa da parte di Francia e Belgio: con questa mossa, i debiti della Dexìa si sono trasformati in debiti dei francesi e dei belgi. Dalla crisi, dalla riduzione dei consumi e dalla riduzione dei salari, prima nazione ad uscirne sconfitta fu l'Argentina che dichiarò default e gettò nella crisi generale le banche che non potevano più riavere i soldi prestati. Altra nazione è stata l'Islanda che nel 2009 ha dichiarato default a furor di popolo e con un referendum popolare ha deciso di non pagare i propri debiti con Olanda ed Inghilterra. L'Islanda però è andata oltre: ha dichiarato illegale e nazionalizzato le banche, ha arrestato i banchieri ed ha deciso di chiudere le porte al capitalismo ed all'economia mondiale. Scelta audace ma stupida, in un sistema di economie interconnesse e in uno Stato dove le più vitali risorse non sono disponibili, quest'esperimento porterà solo miseria, alla lunga. La piccola economia islandese e il collasso Argentino non sono niente però di fronte alla crisi della Grecia. La Grecia, ad oggi, è il Paese più colpito dalla crisi. La sua economia era già debole ma con la crisi della finanza, la corruzione dilagante e la crescita assente, rappresenta ad oggi la mina vagante di tutta l'economia occidentale. Infatti, la Grecia è stata aiutata dalla BCE con svariati migliaia di miliardi di Euro a patto che fossero varate misure di Austerity e tagli selvaggi. Ma i tagli selvaggi e l'aumento delle tasse, come abbiamo già detto prima, senza misure per lo sviluppo non potranno mai ripagare un debito enorme. L'aiuto della BCE consiste nell'acquisto di titoli Greci, quindi, nel momento in cui il governo greco annunciasse il default e che non può più ripagare i propri debiti, la BCE vedrebbe trasformati i migliaia di miliardi di Euro di titoli greci in carta straccia. Una perdita di queste dimensione della BCE genererebbe una crisi totale e devastante, poichè la BCE non è altro che una compartecipata di tutte le banche centrali della comunità europea. Ergo una perdita della BCE si trasformerebbe in una perdita di tutte le nazioni, e per nazioni già sull'orlo del baratro come Portogallo, Irlanda, Belgio, Spagna e Italia sarebbe la fine. Ma dal possibile default di economie grandi come quelle di Spagna e Italia, genererebbero, in primis, la fine dell'Euro, ma soprattutto la fine del capitalismo. Con la situazione di interconnessione delle economie assisteremo ad un effetto domino che partirà, verosimilmente dalla Grecia, passerà per Portogallo, Irlanda, Belgio, Spagna e Italia, arriverà a tutta Europa per poi passare agli USA che contageranno la Cina, visto che detiene molto debito pubblico americano. Insomma, anche un'economia in pieno sviluppo come la Cina, subirebbe un trauma che è molto più pesante della crisi del '29.
Ma come funziona il default? Quando una nazione da default, dichiara l'impossibilità di pagare i propri debiti. La prima cosa che farà la Grecia dopo il default sarà l'uscita dall'Euro, sostituita da una moneta di almeno il 50% in meno di valore per cercare di attirare capitali esteri in Grecia per investire. Ma tale provvedimento sarebbe completamente inutile per l'instabilità del Paese. Dopo il default l'inflazione impenna falcidiando i redditi e generando un aumento dei prezzi inimmaginabile facendo si che anche il ceto medio si ritrovi a fare il conto con la fame. Ebbene si, nel 2011 potremmo tornare a parlare di fame in occidente perchè con un aumento sconsiderato dei prezzi, assenza di lavoro o salario immobile, la vita sarà difficile e non sarà impossibile assistere a "lotte per l'ultimo pezzo di pane" che siamo abituati a vedere in tv in zone disastrate da carestie o fenomeni naturali.



Ma come si arriva al default? Oltre a tutte le vicende macroeconomiche globali, un fenomeno che accelera la crisi è il "bank run". In pratica, tutti i risparmiatori che hanno dei depositi bancari si recheranno agli sportelli per ritirare il proprio denaro prima che sia troppo tardi. Infatti, ad un certo punto, le banche chiuderanno gli sportelli e sarà impossibile ritirare il proprio denaro che sarà usato per ripagare i debiti. A tale fenomeno abbiamo assistito qualche settimana fa proprio nel caso della Dexìa, che in poche settimane aveva visto ridurre del 70% il valore delle sue azioni e una perdita in borsa in soli 2 giorni del 30%. Il bank run, generando una moria di liquidità, accelererà l'inevitabile capitolazione del Paese.
Insomma, a causa dell'interconnessione delle economie, la crisi globale è dietro l'angolo.
Ma cosa succederà dopo? Non sono un indovino, ma io vedo 3 possibili scenari: Accordo, Guerra, Nuovo Sistema. L'Accordo prevede che tutte le più grandi potenze mondiali si siedano ad un tavolo e decidano di azzerare i propri debiti e ripartire da zero. Tale scenario ha un limite rappresentato dalle economie nascenti, in primis Cina, Brasile e India. Siamo sicuri che queste tre nazioni accettino? In fondo, se si salvano, possono diventare le nuove potenze mondiali...
La Guerra prevede un duro scontro, susseguente al fallimento dell'accordo, in cui si distrugge e si ristabilisce un equilibrio mondiale. Dalla distruzione si passerà alla costruzione, generando quindi lavoro e si potrebbe far ripartire il sistema. Il limite di questo scenario è che attualmente le economie non hanno abbastanza denaro per poter pensare di prendere parte ad un conflitto mondiale.
Il Nuovo Sistema prevede l'instaurazione di un nuovo sistema alternativo al Capitalismo con cui ricominciare. Un sistema alternativo può essere il Comunismo, ma dopo il fallimento nellURSS è improbabile si passi a quello, anche se i comunisti che hanno studiato Marx sanno bene che il comunismo, nel caso che sia applicato in modo globale, ha la possibilità di funzionare. Altro limite è che un altro eventuale sistema non è stato ancora concepito...

Insomma, gli scenari e i presagi non sono dei migliori.



Passiamo ora agli indignados, ma prima devo far riflettere sulla parola "Manifestazione". Una manifestazione è un momento in cui un gruppo di individui si riunisce per protestare contro un potere superiore (padronato, Stato etc.) creando disagi affinchè tale potere superiore ascolti le istanze dei manifestanti. All'inizio le manifestazioni erano fatte da lavoratori delle singole fabbriche che per ottenere diritti incrociavano le braccia e recavano danno all'azienda che non produceva. I lavoratori non lavoravano finchè non si raggiungesse un accordo, accordo che voleva essere preso da entrambe le parti per tornare ad incassare il salario, per i lavoratori, e tornare a produrre, per il padronato. Ebbene, con la concessione dei diritti da parte del padronato, spinto dallo Stato, i lavoratori non si sono accorti della distruzione del mezzo dello sciopero. La situazione odierna presenta una situazione ridicola. Le manifestazioni, infatti sono state regolamentate per prevenire disagi, ma de facto sono state svuotate del loro significato. Pensateci, che disagio creano gli autisti dei mezzi pubblici se garantiscono le fasce di massimo spostamento e avvisano lo sciopero mesi prima? Che disagio crea un corteo di studenti lungo il corso Umberto a Napoli se questo è stato annunciato mesi prima e non blocca la città? Come si può pensare di ottenere qualcosa se non si crea obbiettivamente disagio? Addirittura, per radio, ho ascoltato un giornalista che elogiava gli indignados americani perchè avevano accettato di scioperare solo in Zuccotti Park senza avvicinarsi al ponte Brooklyn ed a Wall Street. Per questo, gli indignados di tutto il mondo sono, a parer mio, miopi e stupidi. Non ha nessun senso sfilare per strada a ballare truccati da pagliacci, con una maschera di drago sulla faccia o suonando tamburi. Significa solo fare il loro gioco, e cioè continuare a subire in silenzio le ingiustizie. Lo sciopero, la manifestazione deve essere illegale e creare disagi e, in alcuni casi, violenta. Le istanze del ceto medio e basso, le istanze dei giovani che non vedono un futuro come l'hanno visto i propri genitori e la generazione precedente, non verranno ascoltate da questi governi che rappresentano sempre la borghesia benestante. Inutile fare distinzioni tra destra e sinistra, entrambe sono rappresentanti di una stessa classe sociale, la borghesia, e noi giovani, operai, studenti siamo solo pedine che loro muovono per strumentalizzare anche il più piccolo passo per strada.



Per il caso italiano, da buona tradizione, la protesta è stata strumentalizzata sia da destra che da sinistra, che dalle violenze leggono, se sono abbastanza intelligenti, una minaccia al sistema in cui loro sono i detentori del potere. PDL, PD, UDC, IDV, tutti vittime del perbenismo usato per diffondere paura tra la gente e mantenere lo status quo del sistema di interessi. Anche i "comunisti" di SEL si sono dissociati. Ma come, i comunisti, che per definizione vogliono, o almeno, dovrebbero volere un cambio del sistema si oppongono ad un sintomo di rivolta sociale che potrebbe essere una sua pre-manifestazione? Siamo al paradosso...



Si, io credo che quei "black bloc", gli "incappucciati" che sono stati satanizzati dai media, sono solo un misto di anarchici, infiltrati, esasperati ed idioti. Gli idioti sono quelli che volevano semplicemente distruggere qualcosa; gli esasperati sono quelli che non vedono una vita davanti al loro cammino e ricorrono alla violenza, senza consapevolezza però; da buona tradizione italica c'erano degli infiltrati che hanno aiutato ed agevolato gli scontri e la distruzione in modo da poter demonizzare ogni istanza di cambiamento espressa dalle giovani generazioni; gli anarchici, forse il gruppo che è arrivato a Roma consapevole di ciò che succede nel mondo, consapevoli che il mondo non può andare avanti con questo sistema e che le "Manifestazioni Civili" non servono a nulla, ma mettere a ferro e fuoco la città ogni 5 mesi non serve a nulla. Servirebbero piuttosto attacchi mirati, come alle sedi centrali delle banche, oppure occupazione di sedi antistanti a borse e banche per impedire di svolgere il proprio lavoro, per impedire di ammazzarci il futuro. Ma il perbenismo, vero cancro d'Italia, distrugge un puro movimento di insorgenza e di cambiamento. I perbenisti dicono "la violenza non serve", "la violenza non deve essere usata". A questi perbenisti dico: ma in 30 anni di proteste pacifiche, avete mai ottenuto qualcosa? Nell'autunno scorso, gli studenti hanno dato vita ad un movimento pacifico contro la riforma Gelmini. Sbaglio o quella riforma è ancora in vigore? La protesta pacifica è servito a qualcosa? L'unica cosa che ne è scaturita dal perbenismo dominante è stato la dissoluzione del movimento, con i ragazzi che non credevano più potessero ottenere qualcosa. I veri violenti sono i politici perbenisti che hanno distrutto il futuro di milioni di ragazzi con i loro privilegi e la loro malapolitica e che "girano la frittata" a proprio vantaggio leggendo le violenze come opera di teppisti e non di rivolta sociale.



Fin quando gli Indignados o, per esempio, il Popolo Viola non rinuncerà alla cura del sistema riposizionando il proprio obbiettivo sulla distruzione del sistema stesso, questi movimenti saranno inutili, miopi, stupidi. Non ho mai letto di proteste non violente che hanno funzionato... e non mi parlate di Gandhi perchè il popolo indiano ha scacciato gli inglesi boicottando i prodotti inglesi, trasformando il mercato indiano da buono ad inutile per gli inglesi, pensare che gli inglesi sono andati via perchè gli indiani si facevano menare in silenzio è essere miopi, stupidi, illogici. Il sistema sta cadendo e non sarà l'esautorazione dei privilegi dei politici a salvare il sistema, anche se lo terrebbe in vita un pò più di tempo soprattutto in Italia, ma sarà la rivolta contro il sistema per un evoluzione sociale dell'umanità

lunedì 10 ottobre 2011

Legge Bavaglio: Un motivo in più per scrivere.

Ebbene si! Ci stanno riprovando, stanno riprovando a mettere il bavaglio al web. E questa è una cosa gravissima, in un Paese dove già TV e Giornali sono pesantemente influenzati dalla classe politica. Giornali come il Giornale, Libero sono di proprietà della famiglia Berlusconi, come potrebbero scrivere male di lui? In più tutti i media televisivi sono sotto il controllo diretto o indiretto di Berlusconi. Infatti Mediaset è di proprietà del Premier mentre la RAI è un ente pubblico quindi sotto il controllo del Governo. Insomma, l'unico modo per informarsi in modo critico e senza censura è il web, con i blog dei vari scrittori amatoriali, i blogger. Ce ne sono tanti in giro: Informare Controinformando trai tanti. E i Blog e i blogger sono le vere vittime del comma 29 della legge bavaglio, che prevede che i blogger che scrivono male di un personaggio pubblico devono, sotto richiesta, rettificare i propri commenti entro 48 ore per evitare pene. Per lo stesso motivo, Wikipedia ha già, in segno di protesta, oscurato il sito per 3 giorni.
Ma sul web non si fa solo informazione. No, affatto, sul web si creano ormai vere e proprie società civili, come il Popolo Viola, il Movimento 5 Stelle che, aldilà del loro valore politico, dimostrano l'importanza del web come mezzo di diffusione di idee, pensieri, iniziative. Iniziative come rivolte o scioperi, come la primavera araba, in particolare in Tunisia, Libia, Egitto ci hanno dimostrato. Ebbene si, ricordate: le rivolte erano organizzate e coordinate tutte tramite Facebook, e sempre su FB arrivavano ai rivoluzionari la solidarietà di tutto le persone critiche, anche la mia solidarietà visto che fortunatamente ho un amica egiziana per parlare inglese. Ma un semplice contatto per imparare l'inglese, per me, si è trasformato in un canale di informazione diretta per quanto avveniva in Egitto, e avevo un aggiornamento continuo e diretto con un militante della rivoluzione. Ma non solo, pensate alla crisi economica. Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad una leggera ripresa economica rispetto a qualche settimana fa. Ma voi sapete perchè? Il motivo di questa leggera ripresa è  che la BCE ha mantenuto i tassi all'1.5% per sostenere le banche e proteggerle dall'imminente default greco. Tutto questo mentre alla Grecia vengono applicati tassi del 15%. L'avete mai sentito dalla tv, questo? Ovviamente no, una tale notizia potrebbe scatenare un indignazione generale e giustificata. E questo i Paesi occidentali non lo vogliono, soprattutto di questi tempi.
Insomma, io reagisco alla legge bavaglio aprendo un blog per scrivere le mie riflessioni sulla politica e sulla società. E tu invece? Hai in mente una qualche iniziativa? Io consiglio di indignarsi, di protestare, di informarsi! Leggete, leggete! Non dico di leggere il mio blog, leggete un qualsiasi altro blog alternativo e aprite le vostre menti. Siamo in una congiuntura storica molto particolare, ed è sempre meglio sapere che cadere nel baratro all'improvviso oppure rivendicare libertà o diritti che abbiamo perso.