Debito Pubblico Italiano

giovedì 22 dicembre 2011

Il pareggio di bilancio in Costituzione: un suicidio politico


Nei giorni della manovra e dei tira-e-molla tra Governo, partiti politici e parti sociali c’è un tema di cui tutti sembrano d’accordo. E di conseguenza, di cui nessuno si cura: il vincolo di pareggio di bilancio inserito nella Costituzione. Tale provvedimento è visto come buono e giusto da gran parte dei politici non solo italiani, ma anche europei. E’ anzi caldamente raccomandato dai teorici della rigidità fiscale, Angela Merkel in primis. Si tratta, in poche parole, di inserire nelle carte costituzionali europee il divieto di accumularedeficit di bilancio. In Italia tale misura è stata già votata ed approvata, ma per le riforme costituzionali serve una doppia approvazione sia alla Camera che al Senato, ragion per cui non è ancora entrata in vigore. La parte più importante di tale modifica all’art.81 della Costituzione recita:
Nel bilancio delle Pubbliche Amministrazioni, dello Stato e delle Regioni, le spese totali
non possono superare le entrate totali. Il ricorso all’indebitamento non è consentito. La legge
regola le modalità di applicazione del principio del pareggio di bilancio ai singoli livelli di
governo tenendo conto del ciclo economico, e garantendo comunque il rispetto dei vincoli
derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali

Le argomentazioni a sostegno di questa misura sono molteplici: essa permetterebbe di rassicurare i mercati circa le reali intenzioni dei Governi di porre fine alla crescita del debito pubblico e di impegnarsi a mantenere politiche di bilancio più oculate. Ma è davvero necessario legarsi le mani inserendo un tale vincolo nella carta Costituzionale? I deficit di bilancio non sono necessariamente un problema, come la crisi del debito ci ha abituato a pensare, ma sono anche il modo attraverso cui un’economia può riprendersi da una recessione. I politici che oggi votano (pressochè all’unanimità) e plaudono al pareggio di bilancio in Costituzione, sembrano aver dimenticato le lezioni della storia. Dalla Grande Depressione degli anni ’30 non ne uscimmo mediante le politiche di austerità, ma grazie al “New Deal” di Roosevelt, che permise la ripresa dell’economia grazie ad un massiccio programma di spesa. L’Europa degli anni ’10 di questo secolo, invece, rischia di privarsi da sola di un importante strumento di politica economica, e di farlo nella maniera più rigida possibile: vietandolo nelle costituzioni. Una scelta che alcuni dicono dettata dalla necessità, ma che rischia di peccare gravemente di lungimiranza.
Giuseppe Caivano

lunedì 5 dicembre 2011

La Manovra Salva Italia e Ammazza italiani

4 Dicembre, Roma. Mario Monti tiene una conferenza stampa per la presentazione della Manovra "Salva Italia". La manovra presenta tutte le caratteristiche della stangata per famiglie e per il ceto medio basso della popolazione. Nei giorni precedenti la presentazione della manovra si era già anticipato qualche tema: patrimoniale, evasione fiscale, ICI, pensioni.



Capitolo Pensioni. Nel sistema pensionistico italiano, sono vari i punti toccati. Innanzitutto sono state eliminate le pensioni di vecchiaia anagrafica. Da oggi sarà possibile conseguire la pensione solo dopo 42 anni di contributi. Questo punto avrà un impatto sociale non indifferente, e colpisce, ad esempio, quegli operai over 55 espulsi dal mondo del lavoro che stavano cercando di resistere fino al raggiungimento dell'età pensionabile. Cosa ne sarà di questa povera gente? 
Non solo loro saranno colpiti da questo punto. Oggi un giovane su tre è disoccupato e la recessione prevista per il 2012 non migliorerà certo la situazione. La recessione, ovviamente, aumenterà la disoccupazione generale e giovanile. Ammettendo che la situazione, in futuro, si stabilirà, avremo una generazione di ragazzi che entreranno nel mondo del lavoro tardi, probabilmente dopo il 30 anni. Quando andranno in pensione questi ragazzi, se contiamo che saranno sicuramente assunti come stagisti o con contratti a progetto?



Nella manovra torna, inoltre, l'ICI sulla prima casa, che si chiamerà IMU (Imposta Municipale Unica) che si baserà sulle rendite catastali, rivalutate del 60%. Ciò significa che saranno aumentate le rendite catastali artificialmente per poter imporre un aliquota superiore per l'IMU. La norma colpirà il 70% di italiani che vivono in case di proprietà. Altro punto è la patrimoniale, se così può essere definita la norma prevista nella manovra. Infatti nella manovra è prevista solo un aumento della tassa sui beni di lusso, quali auto e barche con scafi superiore a 10 metri. Nulla sui redditi derivanti dalla speculazione, nulla sui veri grandi patrimoni, nulla sui  capitali scudati tempo fa da Berlusconi e Tremonti.Nulla è stato fatto nemmeno per la crescita e nulla nemmeno per l'evasione fiscale: infatti è stata abbassata la tracciabilità a soli 1000 euro, livello ancora troppo basso per avere dei risultati veri.



Insomma, la manovra, come sospettabile, è ricaduta di nuovo sulle stesse persone, sul ceto economicamente debole della società, senza sfiorare minimamente i proprietari di grandi patrimoni e i grandi evasori. Infondo l'appartenenza al ceto dei grandi capitalisti dei membri del governo non poteva che arrecare danno ai proletari, concedendo vantaggio e aria alle banche e dando garanzie ai grandi investitori che comprano i titoli italiani. Tutto ciò è dimostrato anche dagli andamenti dei mercati negli ultimi 3 giorni. In 3 giorni, lo spread tra btp decennali italiani e bund tedeschi equivalenti è sceso a 374 punti, oltre 100 punti in meno rispetto al valore massimo del 9 Novembre (575 punti base).



La situazione, tuttavia, non può dirsi tranquilla. Le misure attuate dal governo Monti sono estremamente simili alle misure di Austerity e alle riforme Lacrime e Sangue attuate nell'ultimo anno in Grecia. In Grecia, dopo le riforme attuate all'inizio del 2011, c'è stata una recessione pesantissima, con il 2011 che segna una crescita del -11%. Ma cosa c'entrano le riforme? Tagliando le pensioni e aumentando le tasse, si diminuisce il potere d'acquisto dei redditi, deprimendo i consumi. Deprimere i consumi fa si che la domanda di merci sia minore, il lavoro diminuisca generando disoccupazione e, per estensione, un calo del gettito fiscale. La diminuzione del gettito fiscale, però, determina un aumento del debito pubblico e la recessione. Quindi, queste manovre poste sotto un analisi più approfondita, si mostrano come provvedimenti, forse, più dannosi che altro nel medio periodo. In questo modo, di certo non si raggiungerà il pareggio di bilancio ma si finirà per affossare ancora di più Italia ed italiani.

giovedì 24 novembre 2011

Eurobond o Eurofarsa?

L'ondata speculativa sui titoli europei ha colpito Italia, Spagna, Grecia, Irlanda, Portogallo, ma negli ultimi giorni anche Austria, Olanda, Svezia, Finlandia, Belgio e, udite udite, Francia e Germania. La crisi è arrivate alle porte del direttorio e bussa in maniera minacciosa alle porte dei padroni d'Europa. Infatti, nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un cambiamento di trend per gli spread occidentali: l'Italia, con l'arrivo di Monti e con gli acquisti decisi e sostanziosi di titoli da parte della BCE, riprende fiato, con un effetto altalena che va dai 450 pb ai 550 pb (livelli altissimi, ma tenuti sotto controllo dalla BCE); la Spagna ha superato l'Italia, con un rendimento ed uno spread altissimo (che si voglia instaurare un governo di tecnici-banchieri anche in Spagna come in Italia-Grecia?), ed è il nuovo obbiettivo del vortice speculativo; la Grecia, ormai fallita, vede i suoi titoli svalutarsi ad ogni ora. Ma negli ultimi giorni anche titoli considerati sicuri, come quelli di Svezia, Olanda, Francia, Austria, Finlandia, Belgio, hanno raggiunto livelli di spread non trascurabili, dimostrando lo spostamento della crisi su tutto il sistema euro, e attuando il contagio di cui tutti avevano paura. E la Francia trema...



E' notizia di ieri che l'agenzia di rating Moody's ha messo sotto osservazione l'economia francese e minaccia il downgrade dal livello AAA. Appena la notizia si diffonde lo spread francese impenna, raggiungendo ulteriori livelli record dopo i livelli della scorsa settimana. Della "crisi" francese però ne risentono tutti i Paesi dell'eurozona, con gli spread di Spagna, Portogallo, Italia, Irlanda, Olanda, Svezia, Finlandia, Austria, Belgio che impennano. Nemmeno la Germania, però, è più al sicuro: l'asta dei bund decennali di ieri si è conclusa con un clamoroso flop, con il 35% rimasto invenduto e il conseguente aumento dei rendimenti sui titoli tedeschi. La crisi, dopo aver gelato la Francia, arriva alle porte di Berlino.



Barroso, presidente della commissione europea, prende la palla al balzo: "Per la salvezza dell'Euro, dell'Europa e della BCE, è necessario creare degli Eurobond sostitutivi ai vari bond nazionali, garantiti dalla BCE. Questo, però, deve avvenire parallelamente ad un severo controllo dei bilanci statali". Dichiarazione forte, e con un deciso significato politico. Per parlare di Eurobond, c'è bisogno di un Ministro delle Finanze europeo, un Ministero del Tesoro europeo. La creazione di queste due entità, però, necessità di due mosse politiche molto azzardate: la prima è la creazione di una Federazione di Stati Europei, una sorta di U.S.E. (United States of Europe), e quindi un sistema filoamericano, con gli Stati che hanno poteri eguali alle regioni, per paragonarlo al sistema italiano. Questa proposta, ovviamente, affronta dei seri ostacoli: esistono europei? gli italiani, i francesi, i tedeschi, gli spagnoli etc. si sentono tutti allo stesso modo appartenenti ad un unica entità nazionale per abbandonare i propri Stati ed appoggiare l'entrata negli U.S.E.? I precedenti non sono favorevoli, visto che la costituzione europea è stata bocciata a suon di referendum in molti Paesi dell'UE. La seconda mossa azzardata riguarda la formazione di Eurobond. Abbiamo detto che per emettere Eurobond, c'è bisogno di un Ministero del Tesoro e uno delle Finanze Europeo. Per la formazione di queste entità, però, gli stati membri devono necessariamente abdicare al loro potere fiscale, per concedere questo potere all'eventuale Ministero delle Finanze. Inoltre, c'è bisogno di un armonizzazione del sistema tributario e fiscale, e i vari Stati dovrebbero accontentarsi solo di fondi provenienti da Bruxelles. Ma come si può armonizzare un sistema fiscale con economie così variegate? E poi, siamo sicuri che tutti gli Stati siano disposti a cedere questi poteri? La risposta, per ora, è scontata. Merkel ha detto no ad ogni tipo di bond europeo, bond che minaccerebbe la crescita economica tedesca, anche se questa è destinata ad arenarsi se la crisi non viene arrestata. Al fianco della Merkel sembra esserci il simpatico Mario Draghi, governatore della BCE, che non ha mai amato l'idea di un super-Stato europeo. Dalla parte dei favorevoli ci sono tutti gli Stati in difficoltà e la Francia, che vedono come unica soluzione alla crisi l'emissione di titoli di debito comuni. E' triste, però, come non si pensi nemmeno che il problema sia la finanza e il sistema di titoli di credito e debito.



Ma c'è un altro aspetto che caratterizza la dichiarazione di Barroso. La premessa che i titoli comuni sono fattibili solo con un registro contabile in ordine, dimostra come ci sia la volontà di modificare il sistema unitario originario dell'Euro: un controllo dei bilanci degli Stati europei farebbe si che Stati con economie deboli e con alti debiti siano fatti fuori dal sistema. Con questo sistema, Italia, Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo, gli Stati dell'Est Europa, Cipro e altri Stati, con un economia non esaltante e un alto debito pubblico, sarebbero automaticamente fatte fuori e lasciate al loro destino. Ma lasciare questi stati da soli, può avere un doppio effetto: o gli Stati, riacquistato il potere di stampare moneta, si riprendono; o gli Stati non riescono a far partire l'economia, dichiarando default con meno problemi, ma questo caso non è ottimale sia per la BCE che per la Francia, detentori della maggior parte dei titoli di questi Paesi.



Ad ogni modo, il problema della crisi dei debiti sovrani, non può essere affrontata con l'emissione di titoli se non c'è una ripresa della crescita. E pure se questa ci fosse, con una continua automatizzazione del lavoro, con la creazione di "Super Capitalisti" detentori sia di forza lavoro che di macchine, fin quando il sistema potrà crescere? Fin quando si potrà andare avanti con un economia virtuale che crea soldi dal nulla senza passare dalla produzione e dalla redistribuzione di reddito?

giovedì 17 novembre 2011

Monti, salvatore della patria o pericoloso?

Mario Monti è stato nominato dal Presidente Napolitano, dopo le consuete consultazioni, Presidente del Consiglio. L'annuncio è arrivato in un contesto politico particolare dove, in nome della responsabilità nazionale, ci si prepara a tagliare le gambe al Paese. Il professore Monti è appoggiato da una larga coalizione politica, che va dal PD, al terzo polo e al PDL.



Berlusconi è andato via, contenti? Si? Beati voi! Ma vediamo come e perchè è andato via.
I motivi delle dimissioni di Mr. B. possono essere divisi in motivi politici e motivi economici. I motivi politici sono il più squallido spettacolo della politica italiana. Il Titanic affonda e tutti i marinai scappano, chi nell'UDC e chi nei Responsabili di Scillipoti. Tra i principali "traditori" ci sono Cirino Pomicino e la Carlucci, ma anche fedelissimi del PDL volevano la testa di Berlusconi. Motivi? Semplici! La crescente preoccupazione verso la situazione economica italiana, ha fatto si che fossero necessarie politiche di austerity, riforme impopolari. Lasciando queste mansioni ad un governo tecnico, la destra liberale ha il tempo di rifarsi un immagine in vista delle nuove elezioni, e soprattutto può spartire la colpa con il principale partito della sinistra, il PD, che sembra aver abboccato. Proprio in vista delle prossime elezioni la Lega si è dichiarata contraria al governo Monti, annunciando le riforme impopolari ma tirandosi completamente fuori e quindi guardando al proprio elettorato con un anima immacolata. Stessa situazione per l'IDV che si è dichiarata sfavorevole all'inizio, ma per motivi prettamente di alleanza politica, ha ritrattato la sua posizione concedendo la fiducia con riserva.
Non è solo colpa della politica, in questo caso. Con la crescente crisi economica non potevano mancare le ingerenze straniere, ed in particolare di Francia e Germania. Riflettiamo: la BCE ha comprato a ritmi elevati i titoli italiani da Agosto fino a inizio Ottobre. Ad Ottobre, appurato che il governo Berlusconi non aveva la attuato una minima misura contro la crisi, la BCE frena nel suo acquisto di titoli italiani, facendo impennare lo spread e cacciando de facto Berlusconi ed il governo. L'aumento dello spread porta al suggerimento di un uomo noto come il professor Monti. L'aumento della pressione dei titoli ha determinato anche una crisi politica che ha portato poi alle dimissioni del Cainano.



Ma chi è Mario Monti? Il professor Mario Monti può essere riassunto in una sua dichiarazione:

“In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell’ opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività. Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.”
Mario Monti, Corriere della Sera, 2 gennaio 2011


Possono i partiti di "sinistra" appoggiare un uomo di questo tipo? Possono gli italiani esultare per l'elezione di un uomo così? Quest'uomo ha elogiato le "importanti riforme" della Gelmini e di Marchionne. Con questa personalità non possiamo fare altro che aspettarci riforme lacrime e sangue, tagli orizzontali e aumento della pressione fiscale sulle fasce deboli della popolazione, con tagli all'istruzione, ai diritti dei lavoratori, tagli al welfare. Monti è un uomo delle banche, posto da enti sovranazionali solo per garantire che l'Italia paghi i suoi debiti, senza curarsi degli italiani. In Italia, come in Grecia con Papademos (anch'egli uomo della BCE), è stato attuato un vero e proprio golpe, con cui i due Paesi hanno perso la loro sovranità a favore degli organismi internazionali, garanti dei loro debiti pubblici. Anzi, come scritto sul blog di Paolo Barnard, con un imposizione della BCE il debito pubblico greco è diventato una proprietà inglese e solo gli inglesi possono rinegoziare questo debito, impedendo de facto un referendum (come proposto da Papandreou) o un default. Voi siete felici di Monti? Io, ad uno che vuole flessibilizzare/precarizzare ancora di più i giovani non concedo nemmeno un pizzico di fiducia, anzi è un uomo da condannare, da osteggiare. Paradossalmente meglio Berlusconi che non riformava in modo distruttivo vari campi sociali per la speranza di rielezioni. Invece Monti è un pericolo per la classe proletaria e operaia, è pericoloso per tutte le fasce economicamente deboli della società, altro che salvatore della patria!

giovedì 10 novembre 2011

Berlusconi, l'Euro e le false speranze: ritratto di un Italia in ginocchio sul campo economico ed intellettuale.

"Gli analisti di Credit Suisse (vedi grafico) hanno messo a confronto l’andamento dei rendimenti di questi paesi nei 200 giorni che hanno preceduto il loro salvataggio. Nel caso di Atene i tassi hanno toccato per la prima volta la quota del 6% 95 giorni prima del piano da 110 miliardi di euro mentre il “punto di non ritorno” del 7% è stato raggiunto esattamente 65 giorni prima del salvataggio. Nel caso dell’Irlanda la soglia del 6% è stata toccata 145 giorni prima del salvataggio, mentre il balzo al 7% c’è stato 32 giorni del piano. Anche nel caso di Lisbona il rendimento al 6% è arrivato 145 giorni prima degli aiuti per poi toccare il punto di non ritorno del 7% 100 giorni dopo. I casi di Irlanda e Portogallo dimostrano che il nostro paese ha ancora almeno 100 giorni di tempo per invertire la tendenza prima che la dinamica dei tassi diventi insostenibile."


Il Sole 24 Ore, 2 Agosto 2011



Come scritto nella citazione, gli analisti di Credit Suisse, non proprio i comunisti per antonomasia, avevano previsto che l'Italia sarebbe durata più o meno 100 giorni, dal test del 6%, e così è stato. Anzi, per gli amici di DefaultItalia, ci siamo arrivati con circa un giorno di anticipo. Ma in ogni caso, la notizia del giorno è che l'Italia ha superato il punto di non ritorno, la soglia cruciale del 7% ed è quindi, per la consuetudine imprenditoriale, diventato un titolo a rischio insolvenza. E pensare che ci si preoccupava quando lo spread raggiungeva livelli intorno al 400 un giorno si e uno no, ebbene in una settimana ci siamo stabilizzati a quota 450 circa e in una giornata abbiamo prima sfondato il muro dei 500 pb e poi raggiunto il drammatico record di 575 pb. Alla chiusura dei mercati, lo spread btp/bund era di 525 pb, merito dell'intervento più aggressivo della BCE, con un rendimento di circa 7,3%. Mai i titoli italiani erano arrivati a questo punto e mai lo spettro del default si era così abbassato sull'Italia. E la crisi in Italia genera malumori e tonfi in tutta Europa, soprattutto in Francia, maggior detentrice dei titoli italiani. Consiglio caldamente a tutti di correre in banca per salvare i propri risparmi, prima che le banche collassino.
E mentre tutto questo accade, in Italia si festeggia il possibile addio di Berlusconi. PD, IDV, SEL, UDC, FLI, tutti cantano vittoria, urlando ai quattro venti che sono finalmente riusciti a sconfiggere il male, Berlusconi. Ma non è esattamente così. Con il raggiungimento del fatidico 7%, FMI e BCE arrivano in Italia con una certa urgenza, per visionare le mosse dell'esecutivo per contrastare la crisi. Il tutto mentre i vari partiti italiani, che sembrano non percepire la situazione di politico del loro mondo e soprattutto del loro Paese, si concentrano sulla successione al governo e sulla diatriba tra governo tecnico o voto anticipato. Il vero problema, per gli italiani, è l'avvento in Italia di enti stranieri e sovranazionali che, pur di recuperare parte del debito, attueranno dure misure di austerity che colpiranno soprattutto le fasce deboli della società e patteggiando gli aiuti alla nazione con misure di macelleria sociale. Se in questi ultimi anni abbiamo assistito alle politiche dei tagli orizzontali, le politiche imposte da FMI e BCE saranno un vero inferno. Probabilmente si continuerà con il martirio della scuola pubblica e dell'Università, si attuerà una qualche riforma della Sanità per trasformarla in business per lo Stato, aumento dell'età pensionabile e diminuzione delle pensioni e ammortizzatori sociali, aumento generale delle tasse. In pratica la gentile BCE ci rivolterà come un calzino per ottenere i suoi soldi. Quindi, mentre i partiti di opposizione festeggiano la caduta di B. (siamo sicuri? in fondo ha ancora qualche giorno per comprare qualche voto...) non si accorgono che ora inizierà la macelleria sociale delle banche perchè, mentre Berlusconi era legato al sistema elettorale e quindi da politico sperava nella rielezione, e questa cosa metteva un freno alle riforme che maciullavano le fasce deboli, il potere di BCE ed FMI è sovranazionale, sovrastrutturale e non legato ad alcuna forma di elezione: in pratica, possono fare quello che vogliono senza che noi, in maniera legale, possiamo farci nulla. E noi paghiamo!



Oggi però, voglio soffermarmi anche su Berlusconi, uomo infido a cui dedico raramente tempo ed energie. Berlusconi ha distrutto l'immagine internazionale del Paese e per 20 anni ha pensato esclusivamente ai suoi affari economici e giudiziari. Tuttavia, come già detto in precedenza, B. era la garanzia che le riforme che distruggono le fasce deboli non sarebbero state proposte, per essere rieletto e, soprattutto, non è il responsabile della crisi economica globale: al limite, possiamo attribuirgli la colpa di non aver aiutato il Paese con norme utili e quindi accelerato l'avvento della crisi. In fondo, come registrano i dati dello spread, quando la maggioranza parlamentare è svanita, lo spread si è impennato dimostrando la falsità delle teorie secondo cui la "morte" politica di Berlusconi incoraggiasse gli investitori. Ma tra le tante cose che ha detto/fatto, una cosa negli ultimi giorni è stata "esatta": ha detto che "l'Euro non ha convinto nessuno". Ok, detto da un anziano che cammina per strada e si vede meno soldi nel portafoglio, può essere scambiato per segno di senilità. Ma detto da un politico, se così può essere definito, che ha partecipato alla sua ideazione e creazione, suona un pò strano. 
Innanzitutto dobbiamo analizzare il significato di moneta: 
La moneta è il mezzo di scambio per le transazioni finanziarie usato per la liberazione da vincoli di contratto. Tale mezzo è accettato come modo legale per l'acquisto di merci ed è stampato da un autorità garante statale che ne determina il valore.
Analizzandone la definizione, troviamo nella seconda parte un anomalia, se pensiamo all'euro. Infatti, secondo la definizione, la moneta è stampata da un autorità statale che ne determina il valore. Il valore che assume la moneta dipende dal valore dell'economia in cui essa viene usata. La sua svalutazione o sopravvalutazione è quindi un artificio per modificare l'apprezzamento della valuta all'estero, favorendo ora le importazioni e ora le esportazioni. Una moneta, quindi, è forte e sostenibile solo per il Paese in cui circola, visto che è la rappresentazione dell'economia in cui è valida. Alla formazione dell'euro, a cui hanno aderito diversi tipi di economie, dalle economie forti come quella tedesca e francese, ad economie deboli come quelle del sud europa (Italia, Grecia, Spagna, Portogallo), Irlanda e Belgio. Per l'adesione all'Euro si richiedevano requisiti minimi. Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda, nonostante le loro economie non potevano sostenere l'euro, hanno aderito alla moneta unica truccando i propri bilanci (esempio: la sanità Campana ha un buco di 2 Miliardi di Euro che non sono stati concessi dal ministero dell'economia, poichè sarebbe aumentato il debito, ma da istituti bancari privati, che di fatto sono più costosi del ministero ma che non gravano sul debito pubblico). Ma perchè? Quali sono i pro? C'era grande interesse ad entrare nell'Euro poichè, con l'adozione di una moneta unica e l'istituzione di una Banca Centrale Europea, a cui non si poteva recare danno (clausola per cui è stato annullato il referendum in Grecia), la vendita dei titoli dei singoli Paesi era avvantaggiata dalle minori tasse di conversione da pagare. Questa preoccupazione di vendere titoli era soprattutto spinta dalla crisi del '92, quando Soros mise in ginocchio Italia ed Inghilterra, tra gli altri. Ma all'attuazione di questa moneta unica e delle sue implicazioni istituzionali, ci si confrontava con un dubbio: a quale economia ci confrontiamo per la valutazione della moneta? La valutazione della moneta con economie deboli, come quella italiana e greca, sarebbe stata un danno per le economie di Germania e Francia, ergo, era meglio basarsi sull'economia franco-tedesca per dare all'Europa una moneta forte. Ed ecco che affiorano i contro: l'instaurazione di una moneta unica e di un istituzione sovranazionale come la BCE senza la trasformazione dei vari titoli nazionali in titoli europei, ha fatto si che le economie dell'intera eurozona ne risentissero. Le economie deboli come Italia e Grecia hanno visto subito una crisi, con un inflazione alta e un aumento del debito pubblico. Questi contro, legati alla crisi di sovrapproduzione ormai quarantennale, hanno fatto si che le economie deboli si fermassero quasi completamente. L'Euro, quindi, ha impoverito la nazione ed arricchito banchieri ed imprenditori che giocano in borsa con i titoli nazionali. L'Euro è stato fatto male, visto che si è voluto guardare solo agli interessi di poche nazioni e non di tutte, unendo le economie per una maggiore libertà di scambi ma lasciando le economie deboli senza difese per crisi sistemiche come queste. In ultima analisi, l'Euro ci ha impoveriti, e gli anziani non hanno torto.



Il fatto che in Italia non si parli di questo, non si parli della crisi e dell'imminente macelleria sociale in arrivo è deprimente e segno come questa politica non è vera rappresentanza del popolo. Questa politica, ormai, vive in mondo parallelo lontano dalla realtà, con la sua ricchezza, i suoi interessi e i suoi privilegi. E intanto per la strada, gente comune soffre la crisi, e tra poco la fame. E noi? Siamo pronti e pienamente consapevoli della crisi?

sabato 5 novembre 2011

Bancocrazia portami via!

La bancocrazia, per la gioia dei complottisti che ne parlano da tempo immemore, sta uscendo allo scoperto. Scenario della messa in scena è la Francia, precisamente Cannes dove si svolgeva il G20. Il G20 si era aperto con il botto, con Papandreou che spaventa tutto il pianeta con la proposta di referendum sul pacchetto di aiuti, e l'Italia che vede il suo spread salire fino a livelli vertiginosi. Europa e occidente preoccupati, ovviamente: alla debacle di uno di questi due Stati, adieu Euro, adieu capitalismo. E poi tutto d'un fiato, Papandreou, con la stessa sorpresa con cui era stato annunciato, ritira il referendum e annuncia che la Grecia accetterà gli aiuti e attuerà ulteriori misure di austerity. Cosa non può fare la bancocrazia! Si può solo immaginare come Francia, Germania, BCE ed FMI hanno ricattato il premier greco. In ogni modo la Grecia, ora, andrà avanti con misure di austerity, allungando l'agonia della popolazione.



Ma ogni ricatto non cancella la realtà, non cancella la situazione economica greca disastrata. Infatti, per chi ancora non crede nella debacle europea, la Grecia è FALLITA. Lunedì, i titoli a due anni greci hanno raggiunto un rendimento del 96%. Non vorrei fare il guastafeste, ma nemmeno il periodo più florido dell'America nè cinese potrebbe ripagare un tasso del 96%. Quindi, per l'ennesima volta, è bene ribadire che la Grecia è già in default, è già fallita ed è tenuta in vita solo dalle "macchine" degli aiuti europei. Ogni misura d'austerity è inutile, non c'è crescita, non c'è ricchezza: se si capovolgono tutti i cittadini greci per privarlo di ogni centesimo, non si raggiungerà mai l'entità del debito pubblico.



Se per la Grecia la situazione è persa, per l'Italia non va meglio. Per un economia che siede nel G8, la denuncia di mancanza di credibilità è quanto di peggio possa esserci. Quindi, alla mancanza di crescita, alle inadeguate riforme, ora si aggiunge anche la mancanza di credibilità, il tutto mentre lo spread sale fino al nuovo record di 462 pb con un rendimento di 6.42%. Soluzione del G20? Commissariamento. Già, dal G20 siamo usciti commissariati da FMI e BCE che arriveranno in Italia per vigilare sulle riforme promesse ogni tre mesi. E intanto, mentre Berlusconi si rifiuta di fare un passo indietro, la maggioranza si assottiglia. Ma poi: su quali riforme "promesse" FMI e BCE dovrebbe vigilare? Non c'è alcuna riforma in cantiere utile per la crescita o per la riduzione del debito. Attualmente c'è solo l'immonda idea di cancellare l'Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che è più dannosa che altro: eliminando il licenziamento esclusivamente per giusta causa, ci sarà un ondata di licenziamenti con una minore redistribuzione di ricchezza, ergo una minore gittata fiscale statale ed un conseguente aumento del debito pubblico. Non è il taglio al costo del lavoro la soluzione, anzi, la soluzione non c'è. Il problema, come più volte abbiamo detto, è strutturale, il vero problema è la crisi di sovrapproduzione, ciò che si produce non trova sbocco, e per di più l'economia attualmente è tutta incentrata sulla finanza. Intanto siamo commissariati e, paradossalmente, dobbiamo avere più paura di BCE e FMI che di Berlusconi. Infatti, Berlusconi prima di fare una qualsiasi riforma deve pensare 10 volte, visto che il suo potere è legato all'elezione, mentre per BCE ed FMI questo problema non c'è visto che il loro potere è imposto e possono scatenare le più terribili riforme sulla popolazione, senza che noi, politicamente, possiamo fare molto. Attendiamoci quindi maggiori tasse per tutti, forse una patrimoniale ed anche un prelievo forzoso dai conti, dismissione del patrimonio pubblico, aumenti delle accise.
Tutto mentre l'opposizione tutta non fa altro che ripetere lo stesso ritornello da 20 anni "dimissioni". Il problema non è il governo, questo ha solo la colpa di aver accelerato la crisi, ma la sinistra si dichiara ignorante ed inutile continuando ad accusare il governo della crisi: Berlusconi è una merda, ma non è ancora in grado di creare una crisi mondiale.



Insomma, nonostante Berlusconi vuole sminuire il commissariamento, dichiarando che è stato lui a chiedere "certificazioni di lavoro" ad FMI e BCE, la realtà è che l'Italia non è più sovrana e che non si penserà più agli italiani, per la speranza di ri-elezione, ma questi saranno considerati, peggio di ora, come tasse che camminano.

giovedì 3 novembre 2011

Grecia, Euro, BCE, Italia: Miscela esplosiva che si surriscalda velocemente.

Novembre inizia col botto: il Primo ministro greco Papandreu annuncia l'intenzione di indirre una consultazione popolare, per chiedere alla popolazione se vogliono o meno le nuove, dure misure di austerity imposte dall'UE per ottenere l'ennesimo pacchetto di aiuti finanziari.



Mossa astuta e suicida che genera l'irritazione delle potenze dell'eurozona: Francia, Germania e BCE si dichiarano molto irritati per la mossa del governo greco e si augurano che la Grecia accetti gli aiuti internazionali, unica soluzione per (tentare di) salvare la Grecia da un default incontrollato. E lo spauracchio di un default incontrollato genera il cosiddetto "Panic Selling": tutti gli imprenditori detentori dei titoli più deboli d'Europa si sono mossi per vendere i propri titoli velenosi. Infatti, la giornata del 1 Novembre verrà ricordata come una delle giornate più nere dell'economia globale. Le borse europee sono andate in profondo rosso, con Milano che ha chiuso a oltre 5% in negativo, dopo aver raggiunto il -7%. I titoli bancari sono i peggiori, che perdono in tutta Europa circa il 10%. In modo particolare, vanno malissimo le banche francesi, strapiene di titoli greci che si avvicinano al valore di carta straccia. Ma, oltre ai titoli privati e bancari, anche i titoli pubblici non sono andati bene. La Francia ha raggiunto il livello record di 123 pb nello spread tra gli Oat decennali francesi ed i bund decennali tedeschi, con un rendimento del 3,09%. Ma il peggior tracollo lo subisce l'Italia: spread btp/bund che raggiunge il valore record di 459.9 pb, rendimento dei btp decennali al 6.33%. L'Italia traballa, L'Europa trema.



In concerto, arrivano le esortazioni dall'asse Franco-Tedesco anche verso l'Italia, che convoca un Consiglio dei Ministri straordinario per il 2 Novembre. La giornata del 2 Novembre, in attesa del G20, si dimostra una giornata tranquilla, con tutte le borse che lentamente si riprendono e gli spread che si stabilizzano a livelli più bassi ma comunque alti: lo spread btp/bund si stabilizza a quota 432, ben lontano dai 388, livello già altissimo, della settimana precedente. Nelle ore precedente il Cdm, si rincorrono voci riguardanti un prelievo forzoso sui conti correnti, ipoteche sulle case degli italiani, patrimoniale. Alla chiusura del Cdm, alle 22.40, si constata che si è chiuso con un nulla di fatto: bocciato il decreto legge, si va avanti con un maxi-emendamento alla legge di stabilità. Stamattina, 3 Novembre, i mercati hanno dimostrato che le scelte del governo sono pessime, e lo spread è ricominciato a salire, raggiungendo il record di 632 pb mentre i rendimenti decennali dei btp è salito fino al 6.4%. Anche i titoli francesi sentono la pressione, con lo spread che raggiunge i 136 pb e il rendimento che si attesta sul 3.16%.
Questa è la cronaca delle ultime 60 ore circa. I punti da analizzare sono tre: Mossa della Grecia, Risposta dell'Italia, conseguenze sull'UE ed in particolare sulla Francia.



La mossa della Grecia è prettamente politica. Infatti, indicendo un referendum, il governo greco ne uscirà vincitore in ogni caso: se vince il si agli aiuti, la Grecia sopravviverà qualche altro mese mentre le dure e violente proteste saranno delegittimate; se vince il no agli aiuti, la responsabilità cadrà sulla popolazione e non sul governo, mentre la Grecia in un terremoto economico e politico, si allontanerà dall'Euro e non pagherà i suoi immensi debiti. In silenzio, poi, il governo greco ha cambiato tutti i maggiori ufficiali e i responsabili delle forze armate, mossa sinistra in ricordo del golpe militare degli anni '70. La consultazione popolare, però, ha delle conseguenze terrificanti, visto la quasi scontata vittoria dei no, soprattutto in Francia. Molti dei titoli greci sono in possesso delle banche francesi che hanno reagito male alla sola notizia del referendum. Credit Agricole, Bnp Paribas sono stati i titoli peggiori di Parigi, perdendo oltre il 10%. Su Sky, addirittura, è stata data la notizia che un'azienda francese sia andata in default, perdendo oltre il 60% in 5 ore, perchè in possesso di titoli italiani e greci. La Francia, quindi, guarda con occhio preoccupato alla Grecia che può trascinare nel baratro Sarkozy e dare il via al default incontrollato di tutte le economie globali. Per scongiurare ciò, Francia, Germania, FMI e BCE hanno convocato la Grecia per un summit d'emergenza. L'intento di Sarkozy e Merkel è quello di attutire l'imminente tonfo greco, impresa ardua se non impossibile: i titoli greci contaminano tutto il sistema europeo e non saranno i miseri aiuti americani, russi e cinesi a salvare l'Europa. Ma in ogni modo, è un finale scontato visto che la Grecia è già virtualmente in default da molto tempo, con una crescita nulla ed un rendimento dei titoli decennali oltre il 20%. Aspettiamo gli inizi di dicembre, in cui si dovrebbe tenere il referendum, per l'annuncio ufficiale.



Situazione diversa per l'Italia: l'Italia, nonostante non abbia tantissimi titoli greci, ha accusato in modo pesante la notizia del referendum greco. La motivazione sta in una pessima economia ed in un governo incompetente. Come si è sempre affermato in questo blog, la crisi è sistemica e non è figlia dei governi: questi l'hanno solo accelerata con sprechi e una pessima politica economica (vedi Craxi). L'attuale governo, dopo aver per anni negato la crisi, si dimostra completamente impreparata ed incapace di attuare una qualsiasi tipo di (inutile) riforma. Niente patrimoniale, niente Tobin Tax, niente lotta all'evasione o misure per una crescita reale, niente prelievo forzoso sui conti correnti. Non sono riusciti, in 2 ore e mezza in Consiglio dei Ministri, nemmeno a scrivere un decreto legge ma hanno solo approvato un maxi-emendamento alla legge di stabilità, un emendamento vuoto e privo di vere manovre. Sembra che siano diventati tutti anarco-comunisti: vogliono far fallire il sistema, o almeno questo dimostra la loro immobilità in campo economico e di sviluppo.
Nel frattempo, con le misure attualmente in discussione in parlamento, tra cui la questione dell'Art. 18, lo Scontro Sociale sale, la forbice tra ricchi e poveri si allarga e quest'ultimi aumentano. C'è tutto il necessario per una nuova esplosione di violenza, resta solo da aspettare la prossima maxi-manifestazione.
I mercati ora, probabilmente, si stabilizzeranno con la BCE che continuerà a comprare titoli italiani e spagnoli, ma non greci, in attesa di qualche risposta dal G20. La domanda è: ci saranno risposte valide che permetteranno il salvataggio del capitalismo senza crescita?